È lungo il sentiero della giustizia che il pensiero liberale e il populismo diversificano il proprio cammino. Per i liberali il baratro della giustizia è rappresentato da un innocente in carcere, per i populisti la detenzione è la via più breve, se non persino necessaria, per accertare la verità, individuare e condannare un (presunto) colpevole. E che importa se poi un giudice dirà che l’arrestato era innocente.
Ed ancor di più che importa se il cittadino una volta indagato si ritrova in un inferno senza tempo. Già, perché per i populisti, come per gli eredi del vecchio Pci negli anni di “Mani pulite”, etica e giustizia si confondono fino a diventare un mostro che prima avvelena e poi dilania il tessuto connettivo delle nostre comunità. E chi pensava di aver visto tutto ed il peggio negli anni dei politici esposti in ceppi, degli arresti ordinati di fatto dalla “necessità” di estorcere confessioni, non poteva immaginare che alla fine avrebbe preso il sopravvento una politica ossessionata dal colpevole impunito o, peggio, dall’assioma di Davigo secondo cui un assolto è solo un colpevole che l’ha fatta franca.
E poiché una forza politica necessita di strumenti legislativi per raggiungere i propri obiettivi, i “nostri” populisti, mossi da questa idea di una società piegata alle logiche della giustizia, ad un potere giudiziario che non applica solo le leggi ma le ispira, sono nate le leggi sull’anticorruzione e sul blocco della prescrizione. Entrambe pensate, redatte, approvate dal primo Governo Conte, quindi dall’espressione piena del populismo italiano con la maggioranza Lega-5Stelle, Salvini-Di Maio. La legge sull’anticorruzione non solo non frena la corruttela ma è di fatto un “deterrente” all’impegno politico per chiunque non voglia ritrovarsi la vita stravolta da interventi preventivi dell’autorità giudiziaria persino in fase d’indagine.
Per la prescrizione si scade nel paradosso: tra ripensativi tardivi e colpevoli, la Lega che si accorge di averla fatta grossa ad assecondare i 5stelle ed il Pd che non vedeva l’ora di dare un senso alla propria anima giustizialista, il blocco della prescrizione rischia trasformarsi in una strada senza ritorno con l’implosione del sistema giudiziario italiano e la condanna a processi infiniti per i cittadini finiti nelle maglie della giustizia. Con il risultato drammatico che le vittime e gli innocenti avranno giustizia chissà quando ed i colpevoli finiranno in carcere in tempi indefiniti.
Uno scenario inquietante che impone una riflessione non più rinviabile sull’approccio legislativo alla giustizia in modo da interrompere il cortocircuito tra la politica ed il sistema giudiziario.
E la strada più logica non può che essere una legge che preveda il voto a maggioranza qualificata per le norme penali. Solo così non prevarranno le logiche di parte e il destino del Paese non sarà, sciaguratamente, affidato solo alla giustizia degli uomini.
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