burocrazia

La burocrazia nasce come la più grande garanzia di legalità. Nasce, cioè, per superare il potere assoluto del sovrano e garantire a tutti i cittadini l’applicazione imparziale della legge. Invece, con il passare del tempo, abbiamo creato uno Stato troppo complesso, che non rappresenta più una garanzia per i cittadini.

Questo perché è prevalsa la pretesa di voler regolamentare ogni cosa. Oggi in Italia abbiamo circa 220mila leggi. Come se non bastasse il numero spropositato, alcune di queste cambiano continuamente, diventando così instabili, impossibili da rispettare. Allo stesso modo, per garantire freni e contrappesi, abbiamo moltiplicato gli enti: oggi in Italia ne abbiamo oltre 10mila.

Il problema non è certo nuovo. Giustiniano per primo e Napoleone poi trovarono la soluzione più efficace: per renderle efficaci e stabili, non bisogna abolire le leggi, ma aggregarle in codici. Occorre trovare uno strumento perché le amministrazioni decidano e basta: i cittadini vogliono parlare con uno Stato, non possono presentare dieci domande diverse per la stessa cosa.

La burocrazia non solo è troppo lunga e complessa, è diventata autoreferenziale: non guarda al risultato, ma alle “carte a posto”.

Assistiamo al prevalere della forma sulla sostanza. Sui vaccini, ad esempio, la legge non ha preteso che i genitori vaccinassero i figli, ma che presentassero l’autocertificazione.

La soluzione è il digitale. Si fa presto a dirlo, ma oggi in Italia pretendiamo di applicare la digitalizzazione a procedimenti borbonici. Abbiamo la ricetta elettronica, ma per portarla in farmacia dobbiamo stamparla, perché altrimenti il farmacista non sa dove attaccare la fustella.

Per semplificare la burocrazia, allora, bisogna ripartire da zero: cancellare leggi e procedimenti e farli da capo. L’obiettivo dev’essere quello di parlare con l’amministrazione con la stessa semplicità con cui parlo con Amazon. Quasi un sogno irrealizzabile.

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