Non saprei dire se la chiusura delle scuole e delle università in tutt’Italia sia stata la scelta giusta. Ne prendo atto, dando per scontato che si sia trattato di un male necessario.
Che sia un male, è evidente: consolida a livello internazionale l’immagine di un Paese in gravissima emergenza; getta nel caos milioni di famiglie che ora non sanno a chi lasciare i propri figli. Confido sia, appunto, un male necessario.
Sconcerta, però, il fatto che per un’infantile questione di “visibilità” personale ieri la decisione del governo di chiudere le scuole sia stata ufficializzata tardi, rendendo così ancor più difficile alle famiglie organizzarsi.
La notizia è stata fatta filtrare in mattinata dal Grande Fratello del presidente del Consiglio, Rocco Casalino, e perciò congelata per ore da una risentita ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina.
Sconcerta soprattutto che, incontrando alle 20 le commissioni Istruzione di Camera e Senato, la stessa Azzolina ritenesse superfluo parlarne. Se l’è cavata con due parole in coda ad un intervento in cui ha definito l’epidemia di Coronavirus “uno tsunami”. È vero, l’audizione era dedicata all’illustrazione delle sue linee programmatiche. Ma possono i rappresentati del “popolo” ignorare la notizia di cui tutto “il popolo” parla? È possibile, in presenza di uno “tsunami”, parlare d’altro? Secondo il ministro Azzolina, e secondo diversi parlamentari della maggioranza, la risposta è sì.
Il che denuncia una evidente carenza nella comunicazione istituzionale e un certo, preoccupante, scollamento tra il Palazzo e il Paese reale.
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