Una maggioranza prona alle volontà di un governo sempre più in bilico ha respinto ieri sera le modifiche necessarie ad aggiustare il tiro del decreto “Cura Italia”. Fra queste, quelle relative ai caregiver familiari.
Dopo essere stato bocciato al Senato l’emendamento di Andrea Cangini, che prevedeva anche per i caregiver un contributo di 600 euro, al pari di tutte le altre categorie che tale contributo lo hanno già avuto, Mara Carfagna ha presentato lo stesso testo anche alla Camera, sottoscritto da altri 18 deputati.
Ieri sera nella concitata riunione della Commissione Bilancio – chi c’era mi ha riferito che volavano stracci e parole pesanti – il governo ha respinto tutti gli emendamenti.
La motivazione non può essere che non ci sono soldi, perché il fondo dei caregiver familiari che dava copertura alla norma ha in pancia 75 milioni di euro.
Ma non è accettabile neppure la scusa che il caregiver familiare non è regolato da una legge, o perché un testo è in esame al Senato: la legge 205 del 2017 ne ha già riconosciuto la figura giuridica. Dunque resta un mistero la bocciatura dell’emendamento, a meno che il governo non voglia considerare i caregiver cittadini di serie B. E questo nonostante il presidente del Consiglio Conte vada ripetendo che nessuno sarà escluso dalle misure del governo.
Inoltre, mentre in Commissione i deputati della maggioranza dicevano no al sussidio per i caregiver, il ministro Elena Bonetti dichiarava in serata, con un post su Facebook, di aver dato parere favorevole all’emendamento e auspicava che esso venisse approvato. Così ha illuso per un po’ quelle persone e quelle famiglie. Perché la sua stessa maggioranza, in quelle stesse ore, quell’emendamento lo ha bocciato.
Oggi, dopo la delusione di essere stati abbandonati dal governo, i caregiver familiari si sono incatenati sulle loro pagine Facebook e hanno promesso che appena terminato il lockdown lo faranno in piazza davanti al Quirinale. Perché non ci stanno ad essere cittadini di serie B.
Lascia un commento