Servivano poche cose, efficaci e scritte bene. Il governo ha invece partorito un decreto che “cura” l’Italia solo nel nome. È confuso, con provvedimenti che non solo non aiutano imprese, professionisti e famiglie, ma ne aggravano la crisi e alimentano la paura per i giorni che verranno.
Sì, la paura, perché non si sa fino a quando non si potrà uscire di casa, fino a quando gli studi professionali ed i negozi resteranno di fatto chiusi. Ma in compenso si sa che i versamenti Iva sono stati differiti di appena quattro giorni. Qui non c’entra la mancanza di realismo ma piuttosto è il senso del pudore che manca a questo Governo.
Oggi i commercianti, i piccoli imprenditori, i tanti professionisti (giovani e non solo), che già da tempo vivono la crisi, la vedono infinita. È una percezione inquietante, che fa spavento e che il decreto “Cura Italia” non attenua.
Ecco perché appena ieri invocavamo il blocco dei pagamenti di assegni, rid, rate leasing e quant’altro creerà disagio agli imprenditori a fine marzo. Mancati incassi e mancate vendite per attività chiuse impediranno a molti il rispetto delle scadenze di fine mese, con conseguente valanga di protesti e difficoltà imprenditoriali. È una realtà evidente per chi vive la quotidianità della gente comune ed è gravissimo che sfugga, o peggio ancora venga ignorata, da chi non capisce che la “Cura” – che coraggio chiamare così questo decreto – è peggio del male.
Presenterò a tal proposito un emendamento, anche a tutela della sicurezza dei lavoratori del Credito che, in questa grave crisi pandemica, sono stati completamente ignorati, abbandonati al proprio destino. In Italia ci sono ben 330mila dipendenti non tutelati, perché gli sportelli bancari devono rimanere aperti, essendo funzionali ad una lobby economica che sacrifica, sull’altare di quegli interessi, tanto i bancari quanto i cittadini che in questo momento incassi non ne hanno, però scadenze da pagare sì.
Il ministro Gualtieri dice che ci sarà un altro decreto. E il rischio è che anche allora lo scriveranno senza ascoltare e senza buonsenso.
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