I provvedimenti del governo per le imprese sono pasticciati e senza immediata efficacia.
Il Governo Conte ha presentato il “decreto liquidità” come una misura immediata con 30 miliardi a sostegno di garanzie statali per 400 miliardi di euro alle imprese, piccole medie o grandi, di cui 200 destinati al mercato interno e 200 per l’export. Sommati ai 350 del “Cura Italia” portano a 750 miliardi l’importo complessivo.
Dei soldi alle imprese non vi è ancora traccia e soprattutto non sono stati immediati.
Il decreto è talmente pasticciato che crea complicazioni non solo ai potenziali fruitori, ma soprattutto alle banche. La stessa Abi in una recente audizione al Senato ha sottolineato i limiti operativi per erogare finanziamenti alle imprese. L’Associazione bancaria italiana ha evidenziato le difficoltà degli istituti per “l ’assenza di una ‘griglia’ di requisiti ‘selettivi’ delle imprese richiedenti, al fine di garantire sufficientemente la banca nella valutazione della liceità, fondatezza e rispondenza delle singole richieste ai presupposti definiti nella normativa”.
Dopo un mese circa dall’entrata in vigore del decreto, gli imprenditori si trovano ancora a rispondere alle diverse richieste degli istituti di credito, poche aziende hanno ricevuto le risorse finanziarie per la ripartenza, spesso per la sopravvivenza e soprattutto il governo è praticamente assente.
Il decreto legge ha una legittimazione giuridica di urgenza e deve essere immediatamente efficace. Questo non lo è stato e le imprese vengono lasciate sole.
La responsabilità politica del governo è duplice. La prima è quella comunicativa, che è stata causata da false aspettative che il governo ha dato nel promettere soldi a tutti e subito; la seconda a causa dell’incapacità dell’esecutivo di scrivere norme chiare e non pasticciate, quella che ha provocato un rallentamento delle erogazioni che potrebbe compromettere la capacità delle imprese di rimanere nei propri mercati.
Gli imprenditori stanno chiedendo aiuto, le uniche regole chiare scritte dal governo prevedono ulteriori obblighi e determineranno altri esborsi finanziari, ma senza avere la certezza del futuro.
Lo sviluppo di una Nazione deve necessariamente passare per la creazione della ricchezza da parte del sistema delle imprese, chi non lo comprende non potrà mai governare bene un Paese.
Gli imprenditori sono stati di frequente vessati con norme capestri, che ne hanno decretato spesso la fine. In determinati territori, per una visione miope della politica industriale sono stati cancellati la cultura e la storia di determinati settori. Questo non può avvenire per il futuro, non ce lo possiamo permettere. Bisogna agire in fretta per non perdere ciò che ancora è rimasto di buono in questo Paese.
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