Care mamme, possiamo tornare al lavoro serene, il governo ha pensato anche a noi!
La didattica a distanza ha raggiunto con efficienza ed efficacia le nostre case. Abbiamo congedi parentali e bonus baby sitter che ci faranno dormire tranquille. Anche se ovviamente siamo chiamate a scegliere se rinunciare per 15 giorni al mese al 50% della paga, oppure spalmare 600 euro per la baby sitter su 5 giorni la settimana e 8 ore al giorno. Ma non lamentiamoci, perché per gli altri 15 giorni o quando non viene la tata, abbiamo anche le ferie che ci eravamo tenute nel caso in cui uno dei nostri figli si fosse ammalato. Sempre se ce le abbiamo ancora o ce le concedono.
Le mamme non possono risollevare un Paese da sole. Alle mamme lavoratrici va riconosciuto un aiuto concreto. Non al 50% e non a discapito delle loro ferie o della loro carriera.
Ma la cosa che più stona in tutte queste “garanzie” è la parola “rinuncia”. Dopo anni di lotta per l’emancipazione, la donna capisce che il suo ruolo dal 4 maggio sarà quello dell’angelo del focolare, per il bene della famiglia e per l’amore verso i suoi figli.
Sono anche sicura che qualcuno proverà a smontare la sensazione legittima di “rinuncia”, sostenendo che le mamme potranno chiedere e ottenere di lavorare da casa. È vero, le più fortunate potranno conciliare in un responsabile silenzio l’aurea angelica del focolare con l’esercizio estremo del mantenere alta l’asticella della grinta lavorativa. Certo, non possono nascere dubbi sulla possibilità di conciliare le due cose stando a casa.
Le meno fortunate invece, continueranno a lottare tra lavoro, organizzazione domestica e ruolo serale di insegnante, pensando ogni notte a dove “sistemare” i figli il giorno dopo, mentre in testa riecheggia l’invito alle donne di “fare figli” per il futuro del Paese!
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