C’è un’Italia seria, che si impegna e lavora, che dedica ogni sua energia per costruire il proprio futuro. È un’Italia che non si sente rappresentata nello scontro asfittico tra il populismo statalista e il sovranismo urlato. A quest’Italia noi vogliamo dare voce, ascoltare le sue preoccupazioni e realizzare le sue aspettative.
In un’epoca di fake news e slogan vuoti, dare voce all’Italia vera è un atto rivoluzionario: la politica che crea dialogo e incontro, che promuove idee per governare la complessità e affrontare le grandi incognite del nostro tempo. Solleticare le paure dei cittadini senza dare loro soluzioni possibili è un approccio sleale, soprattutto se a farlo è chi si candida a rappresentare il Paese.
Contro i follower di paure, vogliamo essere leader di aspettative e speranze.
Ci vogliamo occupare - con il coinvolgimento di esperti, associazioni, rappresentanti di categoria e liberi cittadini - di questioni concrete: le tasse troppo alte, la burocrazia lenta e inefficace, un welfare inadeguato, la mancanza di una visione per il futuro del sistema Paese.
Avevano promesso di “abolire la povertà”, ma l’Italia è ancora spaccata. Quasi la metà delle donne in età attiva non lavora, la disoccupazione giovanile è una piaga irrisolta, il Sud merita molto di più del reddito di cittadinanza e la giustizia non è degna di un Paese avanzato e civile. Al rischio di deindustrializzazione non si risponde con i bonus, ma con una politica economica e industriale che promuova l’innovazione e aiuti le nostre tante e vivaci imprese a competere nel mercato globale e a rilanciare il Made in Italy.
Noi vogliamo uno Stato leggero, ottimista, al servizio dei cittadini e di chi vuole creare lavoro, rifiutando soluzioni pessimistiche e miopi come le paghette di Stato, le frontiere chiuse o le nazionalizzazioni.
Aver pensato di poter fare a meno del libero pensiero, dell’approfondimento, dello studio è stata una delle conseguenze più gravi dell’affermazione del populismo. In nome della propaganda, dell’ideologia, dell’ignoranza abbiamo rischiato in questi anni di vedere smantellati il nostro sistema economico e produttivo, la nostra collocazione in un sistema consolidato di alleanze internazionali, perfino lo Stato di diritto.
Potevamo scegliere di rimanere fermi, di proteggere le nostre posizioni e non dare fastidio a nessuno. Non ce la siamo sentita. Crediamo che il Paese abbia bisogno del contributo di tutti, così abbiamo deciso di metterci in gioco e di chiedere a esperti, professionisti, amministratori, cittadini di fare altrettanto. Per ottenere i risultati che servono all’Italia, dobbiamo rimboccarci le maniche tutti insieme. Adesso a farlo c’è anche Voce Libera.