Il Mes metterà a disposizione dei Paesi membri una linea di credito basata sul modello Eccl, con una modifica sostanziale rispetto al regolamento standard: vengono eliminate tutte le condizionalità per avere accesso al prestito. Allo stesso tempo viene introdotto un vincolo di scopo sul finanziamento: le risorse finanziarie devono essere utilizzate per finanziare le spese (dirette e indirette) sanitarie di cura e prevenzione per la pandemia. Viene quindi creata una nuova linea di credito senza condizionalità, qui definita la Pandemic Credit Line.
Si tratta di una modifica che potremmo definire storica, una modifica che innova radicalmente – per non dire che contraddice – il regolamento stesso del Mes.
La Eccl implicherebbe, infatti, la negoziazione di un programma per rimediare agli squilibri macroeconomici attraverso la sottoscrizione di un protocollo d’intesa (memorandum of understanding). Allo stesso tempo rimane la fase di analisi di sostenibilità del debito che dovrebbe comunque essere gestita in forma semplificata.
La linea di credito può arrivare al 2% del Pil del paese alla fine del 2019 (circa 36 miliardi per l’Italia). La linea di credito sarà disponibile finché ci sarà l’emergenza sanitaria. Nella fase successiva di tiraggio del prestito, gli Stati dell’area euro si impegneranno a rafforzare i fondamentali economici e finanziari in coerenza con l’attuale policy dell’Unione Europea. Ovvero, dopo il superamento dell’emergenza, gli Stati beneficiari saranno comunque soggetti all’obbligo di rispettare il Patto di Stabilità e Crescita.
Tuttavia, la Commissione ha chiarito che l’unico vincolo per l’accesso alle risorse del Mes è relativo alla loro destinazione – che deve essere collegata al contrasto all’epidemia – mentre ogni altro requisito non è, in questa circostanza, applicabile.
Per dare forza a tale posizione, il Commissario per gli Affari economici, Paolo Gentiloni, e il Vicepresidente, Valdis Dombrovskis, hanno inviato una serie di proposte in tal senso al presidente dell’Eurogruppo, Màrio Centeno, accompagnandola con una lettera dai toni quanto mai espliciti. Nella lettera, hanno enfatizzato la natura “esterna e simmetrica” dello shock da coronavirus, e hanno parimenti sottolineato che la nuova linea di credito è uno strumento “una tantum e di natura temporanea”. Alla luce di ciò, hanno sollecitato l’approvazione dell’Eurogruppo su un programma che, tra l’altro, prevede che “vista la portata specifica e limitata del Pandemic Crisis Support, e date le circostanze della crisi del Covid-19, la Commissione non vede ragione per l’attivazione” delle condizionalità e delle modalità di sorveglianza macro-economico che sono state pensate “per affrontare le difficoltà interne”.
Appare quindi evidente come per l’Italia l’eventuale sottoscrizione della Pandemic Credit Line del Mes rappresenti un’alternativa efficace per finanziare le spese dell’emergenza sanitaria.
Inoltre, date le attuali condizioni di mercato (spread titoli italiani sopra i 200 punti base), la linea di credito del Mes rappresenti anche uno strumento efficiente di gestione del debito pubblico. Questo secondo aspetto rende l’alternativa presentata dall’Unione Europea un’offerta che il nostro Paese non può, e sotto certi aspetti non deve, rifiutare. […]
Il risparmio per lo Stato italiano, con l’attivazione del Mes al posto di nuove emissioni per la Repubblica per importo di euro 36 miliardi complessivi, sarebbe di 567 milioni di euro all’anno di interessi e su arco di finanziamento circa 5,7 miliardi di euro.
Per semplicità si è ipotizzata un’unica tranche, tuttavia è verosimile che il prestito venga frazionato per importo e diversificato per scadenze: il Mes non può infatti raccogliere 36 miliardi sul mercato con un’unica emissione. Allo stesso tempo, data la curva attuale dei rendimenti dello stesso Mes, è conservativo applicare un costo della raccolta sulla scadenza massima dei 10 anni.
A titolo di confronto, si tratta di una cifra superiore a quella necessaria a rifornire di mascherine chirurgiche gli studenti di tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2020/21, stimata in circa mezzo miliardo di euro.
Il testo pubblicato è estratto dal paper “Il Mes: un’offerta che l’Italia non può e non deve rifiutare”, realizzato da Luca Fava e Carlo Stagnaro per l’Istituto Bruno Leoni. È possibile leggere l’integrale qui.
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