Il coprifuoco, l’esercito in strada, il Parlamento esautorato, i media unidirezionali, tutto il potere nelle mani di un solo uomo, non eletto dai cittadini né espresso da un partito: se non fosse un virus, sarebbe un golpe.
Trattandosi di un virus, la necessità di contenere l’epidemia giustifica lo stato d’eccezione in corso, rendendo in buona parte necessario lo stravolgimento dei principi costituzionali in materia di libertà personali e separazione dei poteri.
Situazione delicata, delicatissima, che richiederebbe una sensibilità tale da salvare quel che può essere salvato dal punto di vista dei rapporti tra poteri e tra istituzioni.
Sembra proprio che questa sensibilità sfugga a Giuseppe Conte, che grazie ai servigi di Rocco Casalino predilige il formato Grande Fratello.
Con due settimane di ritardo rispetto alle necessità, ieri il presidente del Consiglio ha deciso di imporre un nuova stretta alla libertà di impresa. Era necessario, lo ha fatto. Ma lo ha fatto alle undici di sera, creando un effetto ansiogeno inutile, dal momento che le nuove misure entreranno in vigore da lunedì. E lo ha fatto con una diretta Facebook anziché con una conferenza stampa, sì che le redazioni dei giornali sono state subissate dalle telefonate di cittadini in cerca di ragguagli. Quei ragguagli che il presidente del Consiglio avrebbe potuto dare in prima persona se si fosse concesso alle domande dei giornalisti.
Se non fosse un virus, sarebbe un golpe. Non è un golpe, d’accordo, ma non vorremmo fosse neanche un Grande Fratello in salsa cinese.
Lascia un commento