Le misure di lockdown rischiano di portare al fallimento il Paese. Nelle misure adottate dal governo, troppi sono i buchi che lasciano scoperte intere categorie di imprese e lavoratori, dunque le famiglie. Servono interventi immediati e, tra questi, si può pensare anche a una “pace fiscale”.
Il buco più evidente del decreto liquidità riguarda quelle attività economiche di nuova iniziativa, che per il recente avvio non hanno i requisiti per accedere alle misure disposte dal governo, fatto salvo le misure di sostegno al reddito per i loro dipendenti. Per loro non vi sono sostegni.
Occorre un intervento forte che dovrebbe essere orientato a creare liquidità, tanto per le famiglie, quanto per le imprese e gli autonomi.
La prima misura da porre in campo per restituire liquidità alle imprese è che lo Stato provvedesse ad effettuare l’immediato pagamento dei propri debiti, mediante diretto accredito delle somme dovute sul conto corrente del creditore.
Per farlo con rapidità, occorrerebbe sospendere temporaneamente, sino a tutto il 2021, almeno gli articoli 48 bis, in materia di disposizioni sui pagamenti delle pubbliche amministrazioni e 72 bis in materia di espropriazione del quinto dello stipendio e di altri emolumenti connessi ai rapporti di lavoro del D.P.R. n. 602/73.
Ma bisognerebbe valutare anche l’adozione di altre misure destinate a portare liquidità soprattutto alle famiglie.
Sarebbe opportuno un periodo di almeno 2 anni, di “pace fiscale”, con l’obiettivo di sostenere la ripresa economica.
La proposta di “pace fiscale” potrebbe essere attuata in diversi modi. Ci limitiamo a indicare alcune proposte.
- Sanare i debiti fiscali delle famiglie, relativi ai 5 anni precedenti l’anno fiscale in corso, per un ammontare sino a 25mila euro complessivi, per redditi sino a 80mila euro lordi, certificabili con autodichiarazione per i redditi 2019.
In tal modo, ad esempio con uno speciale cassetto fiscale da aprire su quello già esistente per ogni contribuente presso l’Agenzia delle Entrate, si potrebbe erogare una somma figurativa di 25mila euro da utilizzare mediante F24 in compensazione per sanare i ruoli ricevuti, i pagamenti dovuti a seguito delle comunicazioni di irregolarità (c.d. avvisi bonari) o per ravvedimento operoso ex art. 13 D.Lgs. 472/1997. Ma anche per poter pagare tributi locali e bollette per utenze domestiche. Tale somma dovrebbe essere disponibile nel cassetto fiscale del contribuente almeno sino al 31 dicembre 2021. La somma di “pace fiscale” non dovrebbe però concorrere al conguaglio di metà anno operato in favore del lavoratore dipendente. Cioè deve essere utilizzata solo in compensazione.
- Il contribuente che abbia debiti fiscali dovrebbe vederseli automaticamente “spalmati” negli anni a venire senza sanzioni e senza interessi, in relazione ai crediti Irpef derivanti, ad esempio, dalle ristrutturazioni edilizie o dai lavori per l’efficienza energetica degli edifici o ad altro titolo.
Tuttavia, qualora il governo fosse nell’impossibilità o non voglia reperire una idonea copertura per la misure 1 e 2 sopra indicate per la “pace fiscale”, sarebbe necessario prevedere, senza l’applicazione di sanzioni ed interessi:
- le medesime sospensioni, già concesse per i ruoli, ai pagamenti dovuti a seguito delle comunicazioni d’irregolarità (c.d. avvisi bonari) ovvero alla sospensione delle rateizzazioni in corso, rinviandole di almeno 2 anni senza sanzioni e senza interessi;
- la possibilità di rateizzare, o compensare annualmente nella dichiarazione dei redditi con eventuali crediti, le somme dovute al fisco, a qualsiasi titolo o per ravvedimento operoso ex art. 13 D.Lgs. 472/1997 in genere, quindi non solo per adempimento spontaneo, con le medesime modalità di cui all’art. 3-bis del Decreto legislativo del 18 dicembre 1997 n. 462 .
Sono misure che certamente possono aiutare le famiglie indebitate con il fisco a tirare un sospiro di sollievo, restituirgli serenità e, di fatto, risorse proprie per affrontare la ripresa.
Lascia un commento