Grazie all’ennesima fuga di notizie dal ministero dell’Istruzione, apprendiamo che il ministro grillino Lucia Azzolina non prende neanche in considerazione la possibilità di prolungare l’apertura delle scuole a, se ci saranno le condizioni, tutto il mese di giugno. Né, come sarebbe logico, di anticiparne la riapertura al primo settembre.
Pare che la contrarietà dei sindacati sia stata immediatamente recepita dal ministro, che non a caso vanta un passato da sindacalista dell’Anief. Si spiega così anche l’ipotesi di esami ipersemplificati per gli studenti del quinto anno e di terza media. Una vera e propria Caporetto scolastica.
È infatti ormai evidente che, data la mancanza non solo di strumenti tecnici, ma anche di direttive chiare e vincolanti, la didattica a distanza finirà per coprire mediamente assai meno della metà delle ore curriculari, con il consueto, enorme divario tra Nord e Sud.
Prolungare l’insegnamento on line per tutto giugno e riaprire la scuola dal primo settembre sarebbe davvero il minimo.
Diciamoci la verità, è come se la scuola fosse terminata a fine febbraio. Ma se 9 milioni di studenti non avranno la possibilità di colmare il grave vuoto formativo che loro malgrado li caratterizza, la colpa non sarà del destino cinico e baro. Il problema è che nell’emergenza sanitaria si rispecchia la debolezza di un ministro ad oggi capace solo di assecondare un trend destinato a lasciare tracce indelebili nella Nazione. In mancanza di ripensamenti, è un problema che ci riguarda tutti.
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