Leggo positivamente che tra le proposte sul tavolo per riattivare immediatamente il volano produttivo dopo l’emergenza sanitaria vi è quella di trasformare i circa 8000 Comuni in stazioni appaltanti. Da appassionato della materia dei lavori pubblici, e soprattutto da sindaco di un piccolo Comune, non posso che applaudire.
Intendiamoci, i Comuni sono già “stazione appaltante” soprattutto dopo la positiva norma che allontana la sciocca illusione della centrale unica di committenza, e che restituisce loro l’autonomia e la responsabilità degli affidamenti che li riguardano.
Si tratta di dare ai Comuni le necessarie risorse per far partire subito le opere che interessano il loro territorio.
I Comuni medio-piccoli normalmente appaltano opere medio-piccole, diciamo sotto il milione-milione e mezzo di importo, che sono quelle che ci vogliono per dare lavoro alla stragrande maggioranza delle imprese in Italia.
Il territorio dei Comuni necessita di questi interventi, alcuni dei quali sono di competenza di altri enti (ad esempio le Province) che a loro volta hanno altre priorità o altre difficoltà. Ma il più delle volte gli enti locali, pur avendo i progetti, non possono metterli in atto per la penuria di fondi destinati agli investimenti.
Da sindaco accetto la sfida: dateci le risorse e vi dimostreremo un’inaspettata capacità di metterle subito in circolo. Ma… naturalmente, fate presto.
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