L’emergenza legata all’epidemia da Coronavirus sta provocando una crisi senza precedenti, che investe il turismo in maniera gravissima. Come denunciato oggi da Confturismo, solo nei prossimi tre mesi sono previste perdite pari a 7,4 miliardi di euro, oltre 31 milioni e mezzo di turisti in meno. A essere colpiti sono tutti i settori sia in entrata che in uscita, a cominciare dal turismo scolastico.
Il governo ha provato a intervenire in maniera tempestiva. L’attenzione rivolta al nostro comparto rappresenta certamente un segnale positivo, ma non può essere sufficiente.
Il turismo rappresenta un unico grande comparto, che è stato colpito in tutto il Paese. La risposta delle istituzioni deve essere quindi adeguata e valida per l’intero territorio nazionale.
Bisogna scongiurare in ogni modo il fallimento delle aziende, che si trovano a fronteggiare nell’immediato una grave crisi di liquidità. Per questo, occorre garantire una linea di accesso privilegiata al credito, soprattutto per le piccole e micro imprese. L’accelerazione dei tempi e la semplificazione delle procedure consentirebbe a questo tessuto imprenditoriale di sopravvivere all’emergenza iniziale.
Ma lo sguardo non può concentrarsi solo sull’immediato. Difficilmente la situazione potrà migliorare nel giro di due o tre mesi. Per questo, il prospettato rinvio delle scadenze fiscali al 31 maggio appare insufficiente: è indispensabile estendere la proroga a fine anno, con la possibilità di una rateizzazione successiva di quanto dovuto, per non rendere insostenibile l’aggravio.
Altre urgenze riguardano l’attivazione di sgravi fiscali e contributivi e di integrazioni come la cassa integrazione ordinaria e in deroga. Ma anche di contributi specifici per imprese, come alberghi e agenzie di viaggio, che pagano i canoni d’affitto dei locali in cui operano, ma la cui attività è praticamente azzerata a causa dell’emergenza Coronavirus e delle conseguenti misure di sicurezza. Auspichiamo inoltre la dotazione del Fondo di garanzia per le pmi di ulteriori risorse.
Ritengo che sia opportuno anche intervenire su quei vettori aerei che in questi giorni si stanno rifiutando di rimborsare i clienti, costretti a cancellare i propri spostamenti a causa del blocco imposto dalle autorità. È un comportamento inaccettabile, soprattutto da parte di compagnie low cost straniere che in questi anni hanno ricevuto dallo Stato italiano ingenti contributi.
Anche l’Unione Europea è chiamata a una risposta più tempestiva e adeguata di quella vista finora, sia con lo stanziamento di contributi diretti al nostro Paese, sia con una giustificata tolleranza sul mancato rispetto dei parametri finanziari.
Non possiamo pensare, infatti, che possa bastare un intervento a breve termine per risolvere la situazione.
L’Italia sta subendo un danno d’immagine notevole, che danneggerà il nostro turismo ancora a lungo, a tutto vantaggio dei competitor internazionali.
Se consideriamo che questo settore contribuisce per il 13% al Pil, comprendiamo come il danno non riguarderà solo gli operatori direttamente interessati ma l’intero sistema Paese. Superata la fase di emergenza, bisognerà investire ingenti risorse nel rilancio del brand Italia per recuperare il gap accumulato in questi mesi.
Siamo un Paese fragile e ci siamo scoperti tali con ancora più evidenza in questi giorni. Dobbiamo difendere gli imprenditori e i settori più preziosi della nostra economia da situazioni di emergenza, come quella che stiamo vivendo. Il turismo è certamente uno di questi.
L’autrice è presidente della FIAVET – Federazione Italiana Associazioni Imprese Viaggi e Turismo
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